Brand book, questo sconosciuto…

A COSA SERVE, DA COSA È COMPOSTO E PERCHÉ È IMPORTANTE

Qualche tempo fa ho ricevuto una chiamata da un cliente che già da tempo aveva un logo della sua attività. Un fornitore gli aveva chiesto il brand book o manuale d’immagine coordinata per realizzare un lavoro e lui non aveva idea di cosa fosse. Chi aveva realizzato il sopracitato logo non gli aveva fornito il suddetto manuale e mi sono quindi ritrovata a doverne creare uno da zero… un lavoro faticosissimo, non avendo creato io il logo, e una spesa non prevista ma necessaria, per il mio cliente.

Quando si progetta un logo il lavoro non finisce con la sua consegna ma va accompagnato da un brand book o manuale d’immagine coordinata. Quando ne parlo la maggior parte delle volte i miei clienti non sanno di cosa si tratta, perciò eccomi qui a spiegare cos’è, a cosa serve e perché è fondamentale averlo.

COS’È UN BRAND BOOK O MANUALE D’IMMAGINE COORDINATA

Si tratta di una guida, stampata o in digitale, che contiene le regole che garantiscono un uso corretto e coerente del brand. In esso viene spiegato cosa si può e cosa non si può fare con il logo, le dimensioni e i rapporti da mantenere, le su varie applicazioni, la palette colore, i font usati, le texture, ecc.
Insomma, il brand book è a tutti gli effetti un manuale d’istruzioni per la rappresentazione grafica della tua attività ed è uno dei motivi per cui un logo fatto da un professionista costa di più di uno fatto “datuocugggino”.

Esempio di pagine interne di brand book o manuale d'immagine coordinata
PERCHÉ È IMPORTANTE AVERLO E SOPRATTUTTO USARLO

“Ok, perfetto. Ma cosa me ne faccio?” Sicuramente non deve finire dimenticato in una cartella del computer a fare la muffa. Va consegnato e fatto rispettare a chiunque debba utilizzare il tuo logo… te compreso! Se hai bisogno di sapere che font è stato usato creare il tuo brand o quali codici colore lo compongono (per poterlo registrare, ad esempio), è fondamentale averlo e consultarlo quando si ha qualche dubbio.

DA COSA È COMPOSTO UN BRAND BOOK

Il manuale che ti verrà consegnato è strutturato da diverse sezioni:

  • Sommario con l’elenco di tutto ciò che è trattato all’interno, in maniera da trovare velocemente ciò che interessa.
  • Introduzione con una breve descrizione del brand, i suoi valori e la missione, il tutto corredato da una moodboard (una collezione di materiale visivo che evoca lo stile e il concetto legato al marchio).
  • Specifiche del logo in cui si definisce la sua forma, la sua costruzione, l’area di rispetto (la distanza che deve essere mantenuta attorno), le dimensioni minime per una leggibilità decente sia in stampa che a video, eventuali versioni alternative e le loro regole d’utilizzo (deformazione del logo, uso di colori, tipografie non consentite, ecc.).
  • Colori e palette specifiche che caratterizzano l’identità visiva del logo. Per ogni colore ci deve essere un codice in quadricromia, RGB, HEX e Pantone.
  • Tipografia per gli eventuali font da cui deriva il logo o quelli per i testi d’accompagnamento nella comunicazione istituzionale.
  • Applicazioni.La sezione forse più divertente: qui viene messa in opera per la prima volta l’immagine coordinata, attraverso esempi fotomontati di biglietti da visita, carta e busta da lettera, gadget vari, ecc.
Esempio di tutte le pagine che compongono un brand book o manuale di immagine coordinata
Esempio di tutte le pagine che compongono un brand book
COSE DA NON FARE CON IL MANUALE
  • Abbandonarlo in un cassetto

Il manuale va utilizzato da chiunque debba creare grafiche col vostro logo. Se gli lasci mettere le ragnatele, poi non ti devi lamentare che il logo è usato nella maniera sbagliata!

  • Usarlo come se fosse il logo

Mi è capitato che per fare una locandina o il packaging di un prodotto, invece del logo vero e proprio, mi mandassero il manuale (e uno con le immagini e loghi in jpg)… pessima idea. Il logo è una cosa, il manuale un’altra (il suo libretto d’istruzioni). Non si manda il primo se serve il secondo o viceversa. Sono due elementi con funzioni diverse ma complementari.

  • Chiedere di non averlo per ottenere uno sconto

“Posso fare a meno del manuale… mi fai uno sconticino?” No, non puoi fare a meno del manuale se vuoi un brand funzionale. È qualcosa di complementare al logo e se vuoi avere a che fare con professionisti, ti garantisco che la fatica che noi facciamo quando non abbiamo questo strumento non vale i pochi soldi risparmiati. E stai tranquilla che prima o poi qualcuno te lo chiederà! Non solo è molto più professionale fornirlo, ma ti risparmierai tempo e problemi.

Vuoi anche tu un logo super figo accompagnato da un manuale di immagine coordinata?

Cuphead Mugman Chalice | Videogame design logo mascotte

The Cuphead show, nasce da un videogame il cartoon di ispirazione retrò prodotto da Netflix

IMMERGIAMOCI NELL’ANIMAZIONE DEGLI ANNI ’30 CON I DUE FRATELLI COMBINA GUAI CUPHEAD E MUGMAN

Prima di iniziare a leggere questo articolo, ci tengo a dirti che è stato scritto in collaborazione con un esperto di videogames, Fabio “FBS” Simonetti, che si è dedicato alla parte riguardante il gioco. Buona lettura.

Le mie personali interpretazioni di Cuphead, Mugman e Ms. Chalice
CUPHEAD: IL CARTOON

Il 18 febbraio è finalmente uscita la serie animata “The Cuphead Show”, basata sul videogioco dello Studio MDHR del 2017 e prodotta da “Netflix animation Studios”.

Nei suoi cortissimi 12 episodi, di poco più di 15 minuti l’uno, è lo stile grafico a farla da padrone: tratti, colori e animazioni che trasudano Silly Symphony, Merrie Melodies e Fleischer Studios da tutti i pori.

I personaggi principali sono due fratelli con la testa a tazza: Cuphead, sfrontato e indisponente, e Mugman, pauroso ma anche più accorto. A tenerli d’occhio c’è Nonno Teiera (Elder Kettle), che ad essere onesti non riesce granché a contenerli.
La trama è molto semplice e diretta: una serie di avventure più o meno strampalate sull’isola di Inkwell, collegate verticalmente dalla figura del Diavolo che vuole mettere le mani sulle anime dei due sprovveduti fratelli che non riescono a stare lontani dai guai.

L’umorismo di Cuphead è bizzarro e surreale, con uno stile e una musica che ti catapultano immediatamente in quell’atmosfera anni ’30 già resa famosa dall’omonimo gioco. E come per il gioco, l’animazione digitale mescola spesso fondi acquerellati con modellini in stop motion (esempio: la casa/teiera dei due eroi), che vengono usati per enfatizzare fasi concitate o inseguimenti, in puro stile Fleischer Studios.

Altro elemento che trascina indietro quanto una DeLorean, sono le title card (ADORO!): i titoli degli episodi realizzati con un lettering retrò, diverso per ogni puntata.

Degna di nota la piccola spinta promozionale all’interno della produzione: Ms. Chalice, che sarà la protagonista tutta al femminile di “Delicious Last Course”, dei livelli extra per il gioco originale, in uscita a giugno 2022. Purtroppo nella serie si vede in un solo episodio ma è già diventata la mia preferita, con quegli occhioni alla “Betty Boop” e quello charm con cui incanta tutti.

Trailer The Cuphead Show
CUPHEAD: IL GIOCO

Cuphead, uscito nel 2017 per PC e Xbox One e solo successivamente per Mac, Nintendo Switch e PS4, è stato realizzato da Chad and Jared Moldenhauer: due fratelli canadesi cresciuti con giochi Run’n Gun come Megaman e Contra.

Il loro sogno di creare un videogame “tutto loro” trova la forza di emergere dopo la visione del documentario “Indie Game: the movie” e i due si mettono immediatamente all’opera nel tempo libero per focalizzare il cosa, il come e il dove. Al termine di un lungo brainstorming si decide di seguire il cuore, andando a produrre ciò che hanno amato da bambini: un cartone animato sparatutto! E dopo diverse idee scartate viene deciso lo stile: quello super-complesso ma stilosissimo degli anni ’30, con il corto “Silly Symphony: The china shop” sul podio.

Chad è un graphic designer ma non si è mai dedicato all’animazione, che deve imparare appositamente durante il suo tempo libero. Il fatto di aver però scelto lo stile anni ’30 lo porta alla drastica decisione di creare tutto A MANO su carta, 24 frame al secondo, con la sola colorazione dei personaggi fatta su computer. Un lavoro ENORME che si è calcolato essere di più di 120.000 frame complessivi: la metà di quelli di Biancaneve e i Sette Nani, ma fatti da una singola persona anziché da un mega studio come Disney.
Jared, intanto, si mette d’impegno per apprendere la programmazione in Unity, così da mettere insieme rapidamente le produzioni del fratello e controllare se tutto “funziona”.

Un primo trailer nel 2013 fa rizzare le orecchie a Microsoft che decide di pubblicizzare Cuphead al E3 del 2014 (una delle fiere di videogames più importanti) ed è subito un successo. Migliaia di fans s’innamorano dello stile retrò e i due fratelli, con la nuova linfa derivata dalla notorietà, tirano dentro qualche famigliare e amico per aiutarli con la grafica, la programmazione e il sonoro.
È solo dopo il demo giocabile al E3 del 2015, però, che i Moldenhauer decidono di giocare il tutto per tutto: sempre spalleggiati da Microsoft, mollano i loro rispettivi lavori, ipotecano le case e nel tempo assumono una trentina di altri collaboratori.

A settembre 2017, dopo quasi un anno di ritardo sulla tabella di marcia, eccolo arrivare: Cuphead! Musiche jazz eccezionali, grafica retrò da lasciare a bocca aperta e una difficoltà assolutamente figlia degli anni ’80/’90. Un titolo che anche solo visivamente ha ben pochi rivali tutt’ora, che riesce a vendere più di 6 milioni di copie negli anni successivi. Mica male!


I CARTOON CHE HANNO ISPIRATO CUPHEAD

SILLY SYMPHONY

Le Silly Symphony o Sinfonie Allegre, sono dei cortometraggi animati prodotti dalla Walt Disney Productions tra il 1929 e il 1939. Non presentano personaggi ricorrenti e venivano usate per sperimentare storie e tecniche d’animazione al solo scopo di perfezionare l’arte.

Il corto più famoso è “La danza degli scheletri” che, guarda caso, viene citata in uno degli episodi di Cuphead Show e ha visto una nuova vita su Internet anni fa, grazie alla canzone “Spooky Scary Skeletons”.

MERRIE MELODIES

Le Merrie Melodies, (Allegre Melodie) sono cortometraggi animati prodotti dalla Warner Bros dal 1931 al 1969 in cui la musica gioca un ruolo parecchio importante. Si distinguono per l’uso di personaggi diversi dai soliti Looney Tunes (la serie dedicata a Bugs Bunny, Gatto Silvestro, ecc.).

FLEISCHER STUDIOS

La Fleischer Studios era una società d’animazione nata col nome Out of the Inkwell (Inkwell, come l’isola dove abitano Cuphead e Mugman). Fu fondata nel 1921 dai fratelli Max e Dave Fleischer, è stata la prima ad adottare il suono sincronizzato e ad abbracciare tecniche innovative successivamente usate da tutti (il rotoscoping!). Nel 1941 vennero acquisiti da Paramount e per i diverbi tra i fratelli, le differenze di vedute con la produzione e qualche fiasco, chiusero nel 1942.
Le serie più famose dei Fleischer furono Betty Boop, il pagliaccio Koko, Bimbo, Braccio di Ferro e Superman. Tutti personaggi dalle sembianze umane, a differenza degli altri studios.

In conclusione, ti invito a vedere questo cartoon e, se ti va, vieni a raccontarmi se ti è piaciuto.

Monica Sotgiu Graphic Designer Telefilm anni 60

Le cinque intro di telefilm anni ’60 da vedere

TRA CARTOON E LETTERING, UN PICCOLO VIAGGIO TRA LE MIE SIGLE PREFERITE DELLE SERIE ANDATE IN ONDA DURANTE GLI ANNI ’60

Da piccola (e non solo) andavo matta per i cartoni animati, quindi se un telefilm iniziava con un’animazione otteneva sicuramente la mia attenzione. Crescendo ho anche scoperto che veniva fatto un affascinante uso della tipografia, quindi ho pensato tra me e me: “perché non scrivere un bell’articolo sulle sigle d’apertura e di chiusura delle serie degli anni ’60?”. E così ho fatto e mi è piaciuto un sacco.

Ho selezionato le cinque che mi sono piaciute di più, quindi mettiti comodo e buona visione!

VITA DA STREGA (BEWITCHED)

È una sitcom statunitense trasmessa dal 1964 al 1972. Parla di una strega di nome Samantha sposata con Darrin, un comune mortale. Lei vorrebbe avere una vita da normale casalinga, mentre la sua famiglia magica la mette continuamente nei guai.

La sigla è un delizioso cartoon prodotto dai miei amatissimi Hanna-Barbera, l’animazione, il tema musicale e la tipografia hanno subito delle leggere modifiche nell’arco degli anni, ma la più importante riguarda il cambio dell’attore che interpretava il marito Darrin nel 1969, che ha costretto a ricostruire il finale dell’intro.
I titoli di testa e di chiusura venivano modificati a seconda dello sponsor dello spettacolo.

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STREGA PER AMORE (I DREAM OF JEANNIE)

Si tratta di una sitcom nata sulla scia del successo di “Vita da strega”, andata in onda negli Stati Uniti per la prima volta dal 1965 al 1970.

La serie presenta ben tre sigle di apertura diverse, due per la prima stagione e una definitiva trasmessa dalla seconda in poi. Inutile dire che la mia preferita è la seconda, perché abbina un cartone animato a una tipografia tipica dell’epoca, il tutto condito con uno dei temi musicali più noti della tv.

La trama è molto naif (come tutti i serial di quel periodo): un capitano della NASA ha un problema con la sua navetta e atterra su un’isola deserta del Pacifico dove trova una bottiglia che, manco a farlo apposta, contiene un bel genio di nome Jeannie. La ragazza è capace di esaudire tutti i desideri del suo padrone, ma lo fa sempre a modo suo… e dalle sue buone intenzioni si sviluppano guai di ogni tipo.

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BATMAN

L’iconico live action pop-art basato sull’omonimo personaggio dei fumetti, andato in onda negli States dal 1966 al 1968. Il taglio è piuttosto “camp” e infantile, cosa che ha però contribuito a riavvicinare l’Uomo Pipistrello al grande pubblico.

Se avessi abitato sulla Luna finora e non lo sapessi, i protagonisti Batman e Robin sono due eroi mascherati che combattono il crimine nella caotica e colorata Gotham City. I loro nemici sono altrettanto colorati, appariscenti e kitsch, e quasi ogni puntata termina con una scazzottata dalle onomatopee fumettistiche a video.

L’intro è ovviamente realizzata in uno stile fumettoso ed è caratterizzata dal famoso tema musicale composto da Neal Hefti che ancora oggi rappresenta la sigla di Batman per antonomasia.

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LOST IN SPACE ‘65

È una serie televisiva di fantascienza americana tratta dal medesimo romanzo da cui è nato l’anime “Flo, la piccola Robinson”, andata in onda originariamente tra il 1965 e il 1968. Da quest’idea è poi germinato un film nel 1998 (col “Matt LeBlanc” di Friends, tra gli altri) e più recentemente un remake disponibile su Netflix.
La storia segue le avventure dei Robinson, una famiglia di coloni spaziali che precipita su un pianeta sconosciuto a seguito di un sabotaggio alla nave, e deve perciò sopravvivere in un territorio alieno tra mille peripezie.

La sigla presenta due versioni: la prima in bianco e nero, la seconda a colori, dove linee più geometriche vengono sostituite da elementi tondi, con una palette dai colori vibranti che alterna toni freddi a caldi e una tipografia morbida che sembra disegnata a mano.

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IO E I MIEI TRE FIGLI (MY THREE SONS)

Serie televisiva statunitense quasi sconosciuta da noi, andata in onda per ben 12 stagioni dal 1960 al 1972. Racconta la storia di un ingegnere aeronautico vedovo che deve crescere i suoi tre figli maschi.

Anche in questo caso l’intro ha diverse versioni in bianco e nero e a colori, ma ciò che trovo più interessante è la tipografia, protagonista assoluta e caratterizzata da giochi ad incastro. I nomi appaiono attraverso semplici animazioni al ritmo di musica o annunciate da una voce fuori campo.

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E questo è tutto. Se conosci altre sitcom che fanno uso di cartoni animati/lettering accattivante per l’apertura o la chiusura, aggiungili nei commenti che sicuramente sarà piacevole visionarli.

Vuoi una scritta fatta a mano unica e personalizzata solo per te?

Cos'è il Needle felting?

Cos’è il Needle felting?

UNA BREVE GUIDA AL FELTRO AD AGO O NEEDLE FELTING, COME HO COMINCIATO A PRATICARE QUEST’ARTE, I MATERIALI CHE UTILIZZO E I NEGOZI DOVE ACQUISTARLI

Spesso sul mio profilo Instagram pubblico delle immagini di art toy che hanno un’ispirazione kawaii ma ricordano anche giocattoli vintage. Fanno parte del mio mondo, un universo colorato, morbido e divertente.

Oggi voglio raccontarti qualcosa su come li realizzo, si tratta del needle felting o feltro ad ago: una tecnica attraverso la quale, utilizzando un particolare ago che presenta dei piccolissimi uncini, si lavorano le fibre di lana non filate. A furia di compattarle col suddetto ago, si elimina l’aria al loro interno, modellandole ed unendole per creare forme tridimensionali di ogni tipo.

Lavori realizzati in Needle felting o feltro ad ago
COM’È COMINCIATO TUTTO

Ho conosciuto quest’arte più di dieci anni fa: vidi un’immagine su un forum dedicato alle bambole, mi incuriosì e cominciai a cercare informazioni sul web. La ricerca fu laboriosa ma alla fine capì di cosa si trattava e che materiali dovevo procurarmi. Non fu facile iniziare, soprattutto perché era faticoso reperire il materiale. Facevo tutto da autodidatta, i tutorial erano pochi e tutti in cinese o giapponese. Rompevo tanti aghi, ma con la perseveranza (che di certo non mi manca) ho imparato a padroneggiare la tecnica e a trovare il mio stile, che ovviamente è influenzato dal kawaii, dai giocattoli vintage, nonché dall’estetica di Wes Anderson (“Fantasic Mr.Fox”, “L’isola dei cani”).
Essendo inoltre una collezionista di bambole che ama vestire le sue creazioni, molti dei miei personaggi di lana infeltrita sono vestiti di tutto punto con abitini creati per l’occasione.

Lavori realizzati in Needle felting o feltro ad ago
MATERIALE

I materiali che servono sono essenzialmente tre: la lana, gli aghi e una base di gomma piuma o di poliuretano espanso sulla quale lavorare.

La lana usata è una fibra naturale che è stata sottoposta al solo processo di cardatura. Si trova di due tipi: a vello, che si presenta “batuffolosa”, e in tops che ha la forma di un nastro pettinato.

Personalmente prediligo quella a vello ma la tops serve per specifiche lavorazioni, quindi non manca mai nella mia cassetta degli attrezzi.

Gli aghi hanno differenti spessori, possono essere grossi, medi e fini. Vengono classificati anche secondo una numerazione: dalla 32 alla 42, dove i numeri più bassi sono i più grossi e quelli più alti i più sottili.
Gli aghi più grossi servono a infeltrire più rapidamente la lana, mentre i più sottili a dare dettaglio ed evitare che si vedano buchi nel lavoro finito. La lana si indurisce mano a mano che gli viene tolta aria, è quindi necessario passare a dimensioni d’ago via via più fini. Vanno usati sempre in posizione verticale e non inclinati, questo per non spezzarli.
Esistono anche gli aghi a stella, che rendono il lavoro più veloce soprattutto all’inizio, e quelli reverse che, avendo gli uncini all’indietro, servono per dare una texture “pelosa” al lavoro.

Per comodità si possono montare più aghi su delle impugnature per infeltrire più velocemente.

Ultima ma non ultima la base infeltrente: senza è impossibile lavorare. Si tratta di una superficie spugnosa, alta almeno 4 cm dove appoggiare la lana per pungerla finché non si raggiunge la consistenza giusta. Dopo averne provate di diversi tipi le mie preferite sono quelle di poliuretano espanso, più compatte e meno tendenti allo sgretolamento.

Lana e strumenti per lavorare la lana cardata
Lana e strumenti per lavorarla


Altri accessori di cui puoi aver bisogno sono:

  • Guantini per le dita. Ti garantisco che la prima puntura con questi aghi non si scorda mai, ho ancora i brividi al solo pensiero… 😅 Proteggersi le dita è fondamentale, soprattutto all’inizio.
  • Occhietti e nasi di plastica. Per gli occhi vanno bene quelli a chiodino o quelli per Amigurumi, dipende tutto dalla dimensione del lavoro. Ovviamente niente ti vieta di creare questi accessori con la lana o con il fimo! Sperimentare è una delle cose più belle di quest’arte.
  • Fil di ferro, nel caso tu abbia bisogno di realizzare un’anima interna.
  • Un punteruolo per scavare l’incavo degli occhi o altri eventuali fori di raccordo.
  • Colla per attaccare gli occhi.
  • Forbici.
NEGOZI

Ecco qui un piccolo elenco di negozi online dove acquistare il materiale:
www.dhgshop.it
ilvellodoro-lanacardata.com
www.pecorafelice.com
www.etsy.com/shop/BethanyFeltingArts
amazon.it e aliexpress.com per occhi e accessori

Su youtube trovi un’infinità di tutorial su come realizzare accessori, pupazzi, bijoux, ecc. Se hai intenzione di iniziare a lavorare con questa tecnica ti invito a cercare quelli con lo stile che più si adatta a ciò che vuoi creare.

Il mio sogno più grande sarebbe quello di riuscire a integrare la vendita dei miei art toy nel mio lavoro e spero, prima o poi, di riuscirci.
Se sei interessato a quest’arte e vuoi altre informazioni, mandami una mail e sarò felicissima di risponderti!

Colori monocromatici analoghi e complementari caldi e freddi

Introduzione al mondo del colore (parte 2)

CERCHIO CROMATICO E PSICOLOGIA DEL COLORE

Nella prima parte dell’articolo dedicato al colore che trovi qui, ho parlato dei metodi colore. In questa seconda parte scopriamo il cerchio cromatico, i modi per comporre una palette armoniosa e la psicologia nascosta nel colore.

CERCHIO CROMATICO

Per scegliere i colori in maniera corretta ci viene in aiuto il cerchio cromatico: un meccanismo di classificazione che ogni grafico si tiene in tasca per ogni evenienza. Eccolo qui, in tutto il suo splendore!

Cerchio cromatico, colori primari, secondari e terziari

Questa ruota si è evoluta nel corso del tempo mano a mano che si comprendeva il funzionamento dell’occhio. Attualmente la più utilizzata è divisa in dodici parti, con al centro i tre primari della stampa: ciano, magenta e giallo, dalla cui combinazione otteniamo i secondari e i terziari.
La ruota ci aiuta a visualizzare tutti i colori contemporaneamente e con delle semplici regole geometriche (vedi più avanti) si può capire al volo quali toni funzionano insieme e quali sono complementari, creando quindi palette armoniose.

CARATTERISTICHE DEI COLORI

Ogni colore esistente presenta tre caratteristiche:

  • Tono (Hue in inglese): la famiglia di appartenenza, gialli, rossi, verdi, ecc.
  • Saturazione: la vivacità, la tendenza o meno di un colore al grigio
  • Luminosità: la vicinanza di un colore al bianco o al nero
COME SCEGLIERE UNA PALETTE COLORI

Alla luce di tutto ciò, come devi fare per avere una palette composta da colori armoniosi?

Puoi scegliere tra una di queste opzioni:

Colori Monocromatici: prevedono variazioni di saturazione e luminosità mantenendo lo stesso tono.
Colori Analoghi: quelli che nel cerchio cromatico si trovano a contatto o nelle vicinanze del colore scelto.
Colori caldi: che hanno una componente di rosso, come l’arancione e il giallo.
Colori freddi: che hanno una componente di ciano, come il blu, il verde e il viola.
Colori complementari: ciascuna coppia di colori che si trova ai lati opposti nel cerchio cromatico. Da usare con estrema cautela e solo se si è davvero bravi a gestirli! Due colori complementari saturi affiancati creeranno un brutto effetto di “vibrazione”, quindi sarebbe il caso di usarli desaturati, cioè meno vivaci.

Colori_monocromatici_analoghi_complementari_caldi_freddi


Geometricamente puoi trovare altre combinazioni all’interno del cerchio cromatico inserendoci visivamente un triangolo, un rettangolo o un quadrato.

Combinazioni geometriche all'interno del cerchio cromatico


Una regola su tutto: scegli pochi colori in maniera coerente, due o tre vanno bene, e considerando anche eventuali sfumature dei colori principali/toni di grigio non superare mai i cinque!

PSICOLOGIA DEL COLORE

Esiste una psicologia del colore che studia le emozioni che un certo colore suscita nello spettatore. Avendo ben chiara la sensazione che si vuole risvegliare nel pubblico puoi risalire alla migliore palette da utilizzare.

Infografica psicologia colore
SITI UTILI PER CREARE UNA PALETTE COLORI

Esistono alcuni siti che aiutano a creare palette di colori armoniose senza rischiare di sbagliare. I miei preferiti sono:

color.adobe.com
coolors.co
colorhunt.co
colorsupplyyy.com